Gigi Borruso
Il suono della notte
Vittorietti Edizioni, 2017
Dalla seconda di copertina

Perché in città come Palermo, nulla è mai come appare. Il suono della notte è un incalzante viaggio che, prendendo vita dal furto della Natività di Caravaggio, scende senza riprendere fiato negli inferi della guerra di mafia che insanguinò Palermo al principio degli anni ’70, nelle trame eversive che in quegli anni attraversarono ambienti politici e militari, italiani e non.
L’autore lo definisce “Un racconto fantastico sui troppi silenzi di cui è fatta la nostra storia”. E fantastico lo è davvero perché intreccia la Storia, quella che hanno raccontato le cronache dell’epoca, con la storia inventata, ma a bene legger assolutamente possibile, di un uomo e una donna, un commissario e un’impaurita ma tenace ragazza, vittima suo malgrado della sua e delle altre famiglie mafiose: Armando Cacioppo e Rosuccia Rosati. Una discesa agli inferi e una risalita verso la luce che fissa il suo inizio nel furto della Natività di Caravaggio. Tela mai ritrovata, tela forse distrutta, tela forse appesa sulla parete bandita di qualche trafficante del malaffare, tela forse sepolta e mangiata dai topi. L’emblema delle tante cose sottratte, prese in ostaggio, distrutte, a Palermo come altrove. Emblema della nostra storia stracciata, costellata di silenzi e omissioni.
Il suono della notte è un romanzo che, muovendosi sinuoso, grazie a uno stile intenso e una scrittura palpabile, intrigante e totalmente avvolgente, conduce per mano il lettore fra i ricordi vividi di un passato non troppo passato colmo di protagonisti non sempre di fantasia. Atmosfere noir per raccontare la Palermo della mafia e del presunto golpe Borghese e la Torino degli scioperi e del terrorismo: i palcoscenici più importanti della vita e delle vicende di Rosuccia, Armando e degli altri coprotagonisti, celati dietro nomi di fantasia per ricucire anni dolenti e tormentati. Un romanzo da leggere senza soluzione di continuità perché, a qualche grande quesito della Storia, le risposte arrivano e arrivano inattese. Come ogni verità.
recensioni, note

Oltre la finzione
una nota dell'autore
Probabilmente il lettore ha tentato di separare, al setaccio delle sue conoscenze e del suo intuito, i riferimenti storici relativi alle vicende qui narrate dalle mie fantasie. Da parte mia, mi sono lasciato condurre dal sesto senso del teatrante: niente è più verosimile di ciò che nasce da un incrocio di azioni o di parole inattese, poiché inattesa è sempre ogni verità. Il furto della Natività, su cui molto si è scritto e fantasticato, è l’emblema delle tante cose sottratte, prese in ostaggio, distrutte, a Palermo come altrove: opere d’arte, corpi, paesaggi, memorie, idee. Rapinate o spazzate via da chi immagina che il mondo debba conformarsi alla sua disperazione. E’ l’emblema della nostra storia stracciata, costellata di silenzi e omissioni. Ricucirne la trama, anche in modo fantastico, è un modo per capire e sperare. Detto ciò, annotiamo qui alcuni fatti storici che hanno ispirato il racconto, come saggiamente ha suggerito l’editore.
I fatti, dunque...
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